10.05.2013 00:00

Tarahumara Raramuri

Gli indios Tarahumara sono corridori leggendari. Vivono, in piccoli gruppi, una vita semplice di sussistenza, coltivando grano, fagioli e zucca e allevando capre e polli. Passano la loro vita in grotte, all’interno di ripari sotto le scogliere e in capanne di legno o pietra di piccole dimensioni in una remota area conosciuta come Messico Copper Canyon, nella regione del Chihuaua. Un appellativo li definisce. Tra di loro i Tarahumara si chiamano "Rarámuri", "piedi leggeri”, a voler significare la loro scelta culturale di accorciare le distanze, da percorrere per spostarsi e comunicare nei territori sconfinati nei quali vivono, attraverso la corsa.
La corsa è una delle pietre miliari della identità culturale dei Tarahumara, principalmente la corsa sulle lunghe distanze e su terreni accidentati. Pantaloni di lino bianco, coperte come mantelli, nastri rossi sulla testa e sandali hand made, fatti in casa, a mano, gli huaraches, ai piedi. Compagni fissi della corsa dei Rarámuri. Sandali con suole ricavate da gomme di vecchi pneumatici di camion. I Rarámuri sono la coscienza stessa della Sierra Madre. Per loro, la terra è la vita stessa. Il Raràmuri è un uomo che cerca di vivere in accordo con le sue tradizioni. In ogni istante della sua esistenza. Lo spietato e inospitale terreno della Sierra Madre è cupo e ripido, non molto favorevole al trasporto moderno e anche difficile per gli animali. Così, la modalità di trasporto che i Rarámuri preferiscono è la corsa. A differenza dei keniani, però, che nel corso di generazioni di vita nel loro terreno montagnoso hanno sviluppato la capacità polmonare di percorrere lunghe distanze a un ritmo di corsa molto sostenuto, il Rarámuri ha sviluppato un approccio morbido e armonioso di concepire la corsa sulla lunga distanza, sebbene anche questa capacità potrebbe far impallidire qualsiasi corridore di ogni altra cultura. I cacciatori Rarámuri sono capaci di catturare un cervo soltanto inseguendolo senza fine, senza colpirlo, finché esso non cade a terra esausto dalla stanchezza. Questa è la filosofia dell’approccio armonico che avvicina il popolo Tarahumara alla corsa. Non è insolito, per un Rarámuri, correre da casa sua fino a raggiungere un villaggio a 40 miglia di distanza e fare ritorno a casa nello stesso giorno. La corsa fa così tanto parte integrante della loro cultura e la loro identità culturale, che l’unica forma di sport agonistico dei Tarahumara è una gara sulla lunga distanza chiamata rarajipari.

Da centinaia d’anni i Tarahumara svolgono il gioco chiamato rarajipari.  Il gioco consiste nel prendere a calci una palla di legno intagliato lungo distanze che arrivano fino a 50 a 100 miglia, in una competizione che può durare anche due giorni. Durante la gara, i Tarahumara corrono con ai piedi le classiche huaraches e si alimentano solo con mais, fagioli e tortillas.
Ma i Tarahumara non sono corridori nati per le competizioni che tutti conosciamo. 
Nel 1993 un uomo di nome Rick Fisher accompagnò una delegazione di sei Rarámuri alla Leadville Trail 100 miles, una gara massacrante che si svolge negli Stati Uniti, in Colorado. fornì a ciascuno di essi scarpe da trail running, ma la metà di loro scelse di correre con i sandali huaraches fabbricati solo pochi giorni prima della corsa. I Rarámuri iscritti alla Leadville Trail 100 hanno corso visibilmente rilassati, tenendosi inconsapevolmente a distanza di sicurezza dallo spirito competitivo della corsa. Nonostante questo, senza alcuno sforzo apparente, al calar della notte Victoriano Churro, un agricoltore Rarámuri di ben 55 anni è stato il primo a tagliare il traguardo della competizione. In seconda posizione si è piazzato il suo compagno Rarámuri Cerrildo Chacarito.L'anno successivo Fisher portò una ulteriore delegazione di giovani della tribù Rarámuri a correre la Leadville Trail 100 e il venticinquenne Rarámuri Juan Herrera non solo vinse la gara, ma stabilì il nuovo record, abbassandolo di ben 25 minuti. Fu l'ultima volta che un Rarámuri corse a Leadville.

La forza dei corridori indios Rarámuri non è la genetica. Beauregard, in uno studio che effettuò sulla tribù dei Tarahumara, ha così scritto: "Dopo tante prove scientifiche, i medici sono giunti alla conclusione che la resistenza della Tarahumara si basa più sul condizionamento che sulle eredità genetiche. Gli esperti ritengono che le cause principali dell'incredibile resistenza di Tarahumara, fisiche e di condizionamento, sono di rilevanza unicamente culturale. Anche la dieta sembra svolgere un ruolo importante nelle capacità atletiche dei Rarámuri”. Ma, in merito alla capacità umana di raggiungere livelli così estremi di resistenza alla fatica, è comunque un mistero irrisolto, e suscita in noi un fascino senza fine l’espressione di una cultura così distante dalla nostra, così primitiva ma in grado di “utilizzare” i corpi umani a sopportare le distanze in maniera così armonica e perfetta, lontana anni luce anche dalle soluzioni tecnologie e dai materiali che noi tutti utilizziamo per attutire il peso traumatico degli allenamenti e delle competizioni. È assolutamente meraviglioso immaginare come un agricoltore Rarámuri possa giungere nelle nostre terre da così lontano nello spazio e nel tempo, potersi confrontare, coi suoi pantaloni di lino bianco con atleti di primo livello e magari vincere una delle nostre ultramaratone, calzando ai piedi le sue consunte e artigianali huaraches.
Se un giorno vi capitasse di giungere nella Sierra Madre non fatevi lasciare sfuggire l’occasione di correre a fianco di un Rarámuri. Sarà un’esperienza meravigliosa.

Preghiera Tarahumara
 Beautiful lily, in bloom this morning, guard me.

Drive away sorcery. Make me grow old.
Let me reach the age at which I have to take up a walking stick.
I thank you for exhaling your fragrance there, where you are standing.
Oh, giglio bellissimo, in fiore questa mattina, proteggimi.
    Allontana da me ogni sortilegio. Fa’ che possa invecchiare. 

    Ti ringrazio perché mi permetti di respirare la tua fragranza, lì, dove tu stai inpiedi.

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